martedì 18 novembre 2008

lunedì 10 novembre 2008

The measure of my dreams

la mala leche ya se fue...y navegando en el web y como siempre leyendo las palabras de nuevas canciones, me fijo en esas palabras....tan verdaderas....

"Sometimes I wake up in the morning
The gingerlady by my bed
Covered in a cloak of silence
I hear you in my head
I'm not singing for the future
I'm not dreaming of the past
I'm not talking of the fist time
I never think about the last

Now the song is nearly over
We may never find out what it means
Still there's a light I hold before me
You're the measure of my dreams
The measure of my dreams"

brothers and sisters

quello che mi mette davvero "de mala leche!" é la sensazione di non essere capita, essere fraintesa e che qualcuno che dovrebbe conoscerti bene, come mio fratello, abbia un'idea cosi distorta di me...
io non fingo, non ne sono capace e non posso essere quella che non sono....
ma non sopporto che qualcuno a me cosi caro e il cui giudizio sia cosi importante x me, mi reputi una egoista/menefreghista/irrispettosa degli altri....
Quando poi la miccia parte da un gesto di attenzione volto a semplificargli le cose....
non ho quasi mai usato il blog in prima personaper qualcosa di cosi personale, ma bisogna che mi vada via questa inquietudine interiore che ho da ieri mattina....

giovedì 6 novembre 2008

post OBamanos - Washington- Roma- la distanza...

Beppe Severgnini ha detto una cosa per tutti noi...

"E’ bello essere a Washington in questi giorni. Perché si vede quello che succede qui, e non si sente cosa si dice a Roma. Immagino che in molti stiano cercando di accaparrarsi un pezzettino di Obama: un’operazione di cannibalismo politico che sarebbe divertente, se non fosse patetica.

Ho letto addirittura che il nostro primo ministro, forte dell’età e dell’esperienza, avrebbe offerto i suoi consigli al neo-eletto presidente. Sono certo che Barack Obama non aspettava altro. Anzi, sono stupito che non abbia ringraziato dal palco di Chicago. «Yes, with Silvio we can!».

Sono anche felice di evitare un’altra tribù della destra italiana: quella dei Minimizzatori-Rosicatori (Miniros). Quelli secondo cui Obama è una moda, una fantasia liberal, un’illusione e una forma di presunzione. Be’, non è vero. Questo è un signore che ha restituito all’America una reputazione e a noi una speranza. Un uomo che è riuscito a riportare alla politica - quindi, alla democrazia - una generazione che molti avevano dato per perduta, rimbecillita da schermi e videogiochi. Lui l’ha convinta, e ha vinto.

Questo ci porta a parlare della sinistra italiana, un’altra compagnia di cui, in queste ore americane, non sento la mancanza. Non voglio pensare agli sbrodolamenti, all’orgasmo politico dell’impotenza, all’autoabbronzante ideologico spalmato in abbondanza dopo la vittoria del fratello Barack. Non voglio sentire le profonde considerazioni di chi, in questo Paese, non saprebbe nemmeno ordinare un caffè. Voglio solo citare una persona, e ricordare una cosa.

Durante la diretta notturna di Sky Tg 24, su un tetto bagnato affacciato su Capitol Hill, ho portato molti ospiti. Solo due italiani, l’ambasciatore Giovanni Castellaneta e il nostro Ennio Caretto, alla sua decima elezione presidenziale. E poi tanti nuovi americani: volevo dare il profumo dell’aria che si respira in questi giorni.
Uno di questi si chiama Ivan Frishberg. E’ il presidente di Young Voter Pac (www.youngvoterpac.org), e da anni aiuta il Partito democratico a riconquistare il voto dei giovani. Il risultato di Obama dimostra che l’esito dell’operazione - aiutato dall’età di John McCain e dall’inadeguatezza di George W. Bush - è stato trionfale. Ho chiesto all’americano Ivan, pensando all’italiano Walter: come diavolo avete fatto? Mi ha risposto: il lavoro va avanti dal 2000, è costato soldi, pazienza ed è passato attraverso l’istruttiva sconfitta di John Kerry nel 2004. Si è basato su iniziative come www.rockthevote.com; sull’uso di internet come luogo di dialogo, informazione e finanziamento. Ma soprattutto su una convinzione: i giovani bisogna incontrarli e ascoltarli. Non per un mese: per anni.

Certo, i Democratici italiani potrebbero fare lo stesso. Ma dovrebbero lasciare Roma, amici, poltrone e telecamere. Non per un mese: per anni. Lo faranno? E’ probabile. Quant’è probabile che Obama ascolti i consigli di Berlusconi.

(Dal Corriere della Sera del 6 novembre 2008)