giovedì 19 giugno 2008

anche io su Italia-Spagna

Premetto, non capisco di calcio...anche se me gusta mucho...
e xcio copio questo articolo da Repubblica...
secondo me Cannavaro vuole farsi espellere da ZetaPi (ZP- zapatero-zap) con tutte le sue battuttine...
mah!

lo siento este puede ser solo en Italiano...jejejejijijijajaja

"MADRID - Davvero: persa la prima diventan tutte finali. Non solo sportive, anche storico-politiche. Prima la Romania, a veder chi decretava l'altrui espulsione. Poi la Francia, con i fantasmi di Zidane e Carla Bruni. Ora la Spagna, una finalissima addirittura, un pentolone immondo in cui bollono: la supremazia del pil, l'ingerenza (e il fascino) di Zapatero, il cazzotto di Tassotti.

E poi: il ratto di Cassano e 88 anni senza una vittoria iberica in una partita ufficiale. Ve lo ricordate l'astronauta spagnolo Comandante Raymundo Navarro della trasmissione radiofonica "Alto Gradimento", quello che, disperso nello spazio, urlava a Arbore e Boncompagni: "Ocho anos! Ocho anos senza una dona... ocho anos!"? Ecco, moltiplicate per undici e avrete la misura dell'astinenza da soddisfazione di questo popolo tifoso.

Sbarco all'aeroporto di Madrid e mi accoglie la prima pagina del quotidiano sportivo "Marca". Mostra la faccia sanguinante di Luis Enrique nel quarto di finale a Usa'94, colpito da un codazo di Tassotti. Titolo: "Italia, questo non si dimentica". Sommario di precisazione: "L'autore del gesto siederà sulla panchina azzurra".

Tradotto: tempo di vendette. L'ultima vittoria in una partita vera risale al 2 settembre 1920, 2 a 0 doppietta di tal Sesumaga. Poi, 88 anni da dimenticare. Nel periodo in cui non siamo stati collegati molte cose sono successe. La Spagna è stata a lungo una parente povera. Abbiamo mandato la nostra meglio gioventù a combattere la sua guerra civile, assistito alla vittoria della parte sbagliata e a decenni di dittatura sotto un generalissimo mentre noi, fortunati, truccavamo un referendum e ci consegnavamo alla Dc. Gli italiani andavano qualche volta in vacanza a Palma de Mallorca, gli spagnoli non arrivavano mai a Rimini. Mandavamo loro i nostri avanzi di spettacolo (Raffaella Carrà) e adottavamo giovani virgulti (Miguel Bosè). Se organizzavano un Mondiale di calcio (1982), noi andavamo a vincerlo spalmando sul Santiago Bernabeu di Madrid l'urlo di Tardelli, mentre il loro re si inchinava al nostro "partigiano come presidente" ("L'italiano" di Toto Cutugno, inspiegabilmente un successo anche in Spagna).

Noi chiamiamo "spagnola" una posizione del kamasutra che, a saperlo, li offende, giacché loro usano il termine "cravatta francese", sul quale potremmo anche accordarci, non fosse che, a un certo punto, la Spagna ha messo la freccia e si è spostata in corsia di sorpasso.

"Non l'hanno mai compiuto", protestava l'allora premier Prodi, contestando le cifre del pil sbandierate da Zapatero mentre già metteva nel mirino il Paese successivo. Di sicuro, la Spagna ci ha rimontato in tutti i campi (non solo in quello degli insaccati dove la pata negra ha surclassato da tempo il San Daniele). E' diventata una meta turistica preferenziale, calciatori e veline passano l'estate a Formentera e Ibiza è diventata l'isola dei famosi (non a caso Sandy Marton, che cantava "People from Ibiza" è finito nel reality di Rai Due). Gli spagnoli ora viaggiano quanto gli italiani e a Natale, a New York, fanno più rumore mentre, inebriati dall'euro, colmano tutte le succursali di Gap.

Qualunque cosa facciano, la fanno meglio. Quando si buttano a destra, la destra se li coccola: a Bush piacerà tanto Berlusconi, ma è da Aznar che tenne il vertice precedente l'invasione dell'Iraq. Quando si buttano a sinistra, creano idoli per la sinistra italiana: una volta i registi di quella tendenza facevano film intitolati "Berlinguer ti voglio bene", adesso "Viva Zapatero".

Lui è entrato nella parte a tal punto da contestare le scelte del governo Berlusconi mentre il governo ombra di Veltroni sonnecchiava sotto un ulivo sfrondato. Il suo esecutivo ha fatto parlare il mondo per la presenza di una ministra, Carmen Chacon, gravida. Il nostro è riuscito nella stessa impresa con una ministra, Mara Carfagna, gravida di conseguenze.

E intanto: il tennista Nadal ha spopolato agli Internazionali di Roma, il pilota Alonso ha dato per un anno la polvere alla Ferrari, il cestista Gasol nell'Nba ha surclassato il nostro Bargnani. Una squadra spagnola, il Villareal, si è presa il giovane talento Giuseppe Rossi, ricavandone 11 gol e la qualificazione in Champions League. Una squadra italiana, il Livorno, ha ricoverato quel che restava di Diego Tristan, spremendone un gol e retrocedendo. Gli abbiamo spedito il pallone d'oro Cannavaro. Gli abbiamo spedito Capello, per due volte. E per due volte ha consegnato lo scudetto al Real (bene o male, nell'unico modo in cui è capace). Un solo doppio scambio rischia di pesare sulla bilancia spagnola: Cassano. Ancora un anno a Madrid e sarebbe stato spacciato, coperto di ridicolo dai giornali e dal pubblico per i suoi chili di troppo e i giubbotti col pelo.

Invece è tornato, si è messo a dieta (anche di colpi di tacco) e domenica si ripresenta. La Spagna ha tre incubi: l'Italia è la sua "bestia negra"; i quarti di finale sono il suo storico capolinea; Cassano è il suo mistero. Non l'ha mai capito, al punto che ora lo considera un "clone di Baggio", quello che ai quarti del '94 li eliminò con un gol nel finale. Non è certo che questa Italia possa battere chiunque, come dice Donadoni. Lo è che la Spagna, a calcio, possa perdere da una qualunque Italia. "

1 commento:

Daniele ha detto...

Bell'articolo .. ma di chi è??